Un appassionante racconto sui misteri dei ghiacciai e su cosa significa la loro imminente scomparsa per il nostro futuro.
Con i primi passi sul ghiaccio si crea un legame. Indipendentemente dal numero di ghiacciai che un glaciologo può aver calcato, la sensazione è sempre vivida: lo scricchiolio quando la fragile crosta della superficie si frantuma sotto i piedi, la sensazione ipnotizzante di camminare su un blocco di ghiaccio mobile. Il senso di mistero e di pericolo non si affievoliscono mai.
Ma le calotte polari e i ghiacciai che coprono circa un decimo della superficie terrestre sono fortemente a rischio. Sulle Alpi, sulle Ande, sull’Himalaya, ghiacciai un tempo indomabili oggi si stanno ritirando, addirittura morendo. In Antartide, il loro assottigliamento potrebbe sbloccare grandi quantità di metano immagazzinate per milioni di anni in profondità con conseguenze pesantissime per l’umanità intera.
Partendo da questo scenario allarmante, la glaciologa di fama mondiale Jemma Wadham ci racconta in prima persona la crisi che sta coinvolgendo il mondo dei ghiacci, una situazione con cui tutti saremo chiamati a fare i conti a breve. Conducendoci attraverso un viaggio inedito e indimenticabile tra l’Europa e l’Asia, passando per l’Antartide e il Sud America, Wadham ci farà conoscere i ghiacciai più maestosi di tutto il mondo presentandoceli come fossero individui, veri e propri amici, ognuno con il proprio carattere.
Sfidando la prima, fuorviante impressione che ci porterebbe a considerarli come inanimati, silenziosi e passivi, impareremo che i ghiacciai sono dinamici come una foresta o un terreno, brulicanti di vita microbica e profondamente connessi a quasi tutto ciò che conosciamo.
Un saggio accuratissimo frutto di venticinque anni di ricerca sul campo che è anche un memoir intimo e toccante. Un’avventura estrema, sempre all’insegna dell’avanguardia scientifica, che ha portato Wadham, unica donna in un territorio di uomini, a essere testimone diretta delle conseguenze del cambiamento climatico. Tra camosci e orsi polari, calandosi con le corde tra i crepacci, affrontando ogni condizione meteorologica, riuscendo, in definitiva, ogni volta a sopravvivere, Jemma Wadham ha scritto un’appassionata lettera d’amore alle terre selvagge e ai ghiacciai di tutto il mondo che purtroppo – e ormai lo sappiamo – stanno scomparendo.
Jemma Wadham insegna Glaciologia all’Arctic University of Norway/Norwegian Polar Institute e all’Università di Bristol. Ha condotto più di venticinque spedizioni tra i ghiacciai di tutto il mondo (in Groenlandia, in Antartide, alle Svalbard, in Patagonia, nelle Ande, in Himalaya) e ha vinto numerosi premi, tra cui i prestigiosi Philip Leverhulme Prize e il Royal Society Wolfson Award. Ha scritto numerosissimi articoli scientifici, apparsi su “Nature” e “Science”. Si è distinta per le sue ricerche sulle forme di vita ospitate dai ghiacciai e per lo studio dell’impatto dei ghiacciai sul ciclo globale del carbonio. Il mondo dove è bianco è il suo primo libro divulgativo, selezionato tra i finalisti del Wainwright Prize del 2021.
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Un appassionante racconto sui misteri dei ghiacciai e su cosa significa la loro imminente scomparsa per il nostro futuro.
Con i primi passi sul ghiaccio si crea un legame. Indipendentemente dal numero di ghiacciai che un glaciologo può aver calcato, la sensazione è sempre vivida: lo scricchiolio quando la fragile crosta della superficie si frantuma sotto i piedi, la sensazione ipnotizzante di camminare su un blocco di ghiaccio mobile. Il senso di mistero e di pericolo non si affievoliscono mai.
Ma le calotte polari e i ghiacciai che coprono circa un decimo della superficie terrestre sono fortemente a rischio. Sulle Alpi, sulle Ande, sull’Himalaya, ghiacciai un tempo indomabili oggi si stanno ritirando, addirittura morendo. In Antartide, il loro assottigliamento potrebbe sbloccare grandi quantità di metano immagazzinate per milioni di anni in profondità con conseguenze pesantissime per l’umanità intera.
Partendo da questo scenario allarmante, la glaciologa di fama mondiale Jemma Wadham ci racconta in prima persona la crisi che sta coinvolgendo il mondo dei ghiacci, una situazione con cui tutti saremo chiamati a fare i conti a breve. Conducendoci attraverso un viaggio inedito e indimenticabile tra l’Europa e l’Asia, passando per l’Antartide e il Sud America, Wadham ci farà conoscere i ghiacciai più maestosi di tutto il mondo presentandoceli come fossero individui, veri e propri amici, ognuno con il proprio carattere.
Sfidando la prima, fuorviante impressione che ci porterebbe a considerarli come inanimati, silenziosi e passivi, impareremo che i ghiacciai sono dinamici come una foresta o un terreno, brulicanti di vita microbica e profondamente connessi a quasi tutto ciò che conosciamo.
Un saggio accuratissimo frutto di venticinque anni di ricerca sul campo che è anche un memoir intimo e toccante. Un’avventura estrema, sempre all’insegna dell’avanguardia scientifica, che ha portato Wadham, unica donna in un territorio di uomini, a essere testimone diretta delle conseguenze del cambiamento climatico. Tra camosci e orsi polari, calandosi con le corde tra i crepacci, affrontando ogni condizione meteorologica, riuscendo, in definitiva, ogni volta a sopravvivere, Jemma Wadham ha scritto un’appassionata lettera d’amore alle terre selvagge e ai ghiacciai di tutto il mondo che purtroppo – e ormai lo sappiamo – stanno scomparendo.
Jemma Wadham insegna Glaciologia all’Arctic University of Norway/Norwegian Polar Institute e all’Università di Bristol. Ha condotto più di venticinque spedizioni tra i ghiacciai di tutto il mondo (in Groenlandia, in Antartide, alle Svalbard, in Patagonia, nelle Ande, in Himalaya) e ha vinto numerosi premi, tra cui i prestigiosi Philip Leverhulme Prize e il Royal Society Wolfson Award. Ha scritto numerosissimi articoli scientifici, apparsi su “Nature” e “Science”. Si è distinta per le sue ricerche sulle forme di vita ospitate dai ghiacciai e per lo studio dell’impatto dei ghiacciai sul ciclo globale del carbonio. Il mondo dove è bianco è il suo primo libro divulgativo, selezionato tra i finalisti del Wainwright Prize del 2021.
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