Uno «jocondo et alegro tractato», un'affascinante sintesi di logica e matematica, un volume per chiunque ami gli scacchi e l'evoluzione storica del gioco.
Aboca Edizioni presenta il facsimile da collezione in tiratura limitata del De ludo scachorum, manoscritto autografo di Luca Pacioli. Ritrovato all'interno dell'Archivio Coronini Cronberg da Duilio Contin, direttore della Bibliotheca Antiqua di Aboca Museum, il volume propone centodiciassette partite di scacchi, alcune delle quali giocate secondo la rivoluzionaria tecnica a la rabiosa.
Dalla nota di Alessandro Sanvito: «Luca Pacioli era non solo uno scacchista, ma addirittura un esperto e appassionato cultore di questa disciplina della mente che, con I suoi molteplici risvolti, non poteva non suscitare l'interesse di uno scienziato della sua levatura. È possibile che Pacioli sia stato affascinato dalle complesse caratteristiche insite negli scacchi, ma non fu improvvisa infatuazione: più credibile una passione di lunga data. […] Una fra le principali ragioni del suo interesse per gli scacchi potrebbe essere cercata in un moderno assioma scacchistico: una partita a scacchi, secondo le teorie attuali, si divide in tre parti: la prima riguarda l'apertura, poi segue ilcentro della partita e termina con il finale. Per quest'ultima parte ne è stato coniato uno che suona più o meno così: data una posizione finale, e sul presupposto che i giocatori non sbaglino nessuna mossa, il risultato è matematicamente scontato. E perché I partiti, sia pur fantasiosamente e senza mai dimenticare lo scopo della scommessa, simulavano quasi sempre delle posizioni che avevano come finalità il matto vincente si può immaginare che tale peculiarità potesse stimolare l'attenzione di un matematico della sua caratura».
Il commentario che accompagna il testo è opera di linguisti, paleografi e maestri scacchisti e affronta le fasi del rinvenimento e della trascrizione del manoscritto, l’attribuzione della paternità a Luca Pacioli e le tecniche scacchistiche illustrate dal grande matematico rinascimentale.
I facsimili da collezione di Aboca Edizioni sono volumi di pregio, realizzati con materiali preziosi e tecniche di stampa d'avanguardia. Per il De ludo scachorum sono state utilizzate carte piegate e tagliate a mano, mentre la cucitura, realizzata a pieno punto su due nervi, è in canapa con filo di cotone. Il volume è inserito in una speciale custodia in legno che esperti artigiani hanno ricavato da un blocco unico di quercia ultracentenaria e immerso in una miscela di incenso, mirra, mastice di chio e alcol biologico, allo scopo di preservarla e di renderla inalterabile nel tempo.
Note
Presentazione di Valentino Mercati.
Contributi di Diego D'Elia, Serenella Ferrari Benedetti, Duilio Contin, Attilio Bartoli Langeli, Enzo Mattesini, Alessandro Sanvito, Adolivio Capece.
Altre informazioni
Dedicato alla marchesa di Mantova Isabella d’Este, il manoscritto, intitolato De Ludo Scachorum o Schifanoia, è menzionato da Pacioli nel suo De Viribus Quantitatis ed in una richiesta di privilegio di stampa avanzata, ma mai accolta, nel 1508 al Senato Veneziano. Da quegli anni l’opera cadde in una sorta di oblio e fu ritrovata da Duilio Contin nel dicembre del 2006 tra i ventiduemila volumi dell'Archivio Coronini Cronberg, come ms. 7955 XV secolo. Il conte Guglielmo Coronini aveva acquistato personalmente il prezioso manoscritto, che risulta in suo possesso almeno dal 1950, anno a cui risale una lettera nella quale egli lo segnalava, per un eventuale vendita, alla ditta newyorkese The Rosenbach Company.
Tiratura limitata a 999 esemplari numerati e certificati.
Uno «jocondo et alegro tractato», un'affascinante sintesi di logica e matematica, un volume per chiunque ami gli scacchi e l'evoluzione storica del gioco.
Aboca Edizioni presenta il facsimile da collezione in tiratura limitata del De ludo scachorum, manoscritto autografo di Luca Pacioli. Ritrovato all'interno dell'Archivio Coronini Cronberg da Duilio Contin, direttore della Bibliotheca Antiqua di Aboca Museum, il volume propone centodiciassette partite di scacchi, alcune delle quali giocate secondo la rivoluzionaria tecnica a la rabiosa.
Dalla nota di Alessandro Sanvito: «Luca Pacioli era non solo uno scacchista, ma addirittura un esperto e appassionato cultore di questa disciplina della mente che, con I suoi molteplici risvolti, non poteva non suscitare l'interesse di uno scienziato della sua levatura. È possibile che Pacioli sia stato affascinato dalle complesse caratteristiche insite negli scacchi, ma non fu improvvisa infatuazione: più credibile una passione di lunga data. […] Una fra le principali ragioni del suo interesse per gli scacchi potrebbe essere cercata in un moderno assioma scacchistico: una partita a scacchi, secondo le teorie attuali, si divide in tre parti: la prima riguarda l'apertura, poi segue ilcentro della partita e termina con il finale. Per quest'ultima parte ne è stato coniato uno che suona più o meno così: data una posizione finale, e sul presupposto che i giocatori non sbaglino nessuna mossa, il risultato è matematicamente scontato. E perché I partiti, sia pur fantasiosamente e senza mai dimenticare lo scopo della scommessa, simulavano quasi sempre delle posizioni che avevano come finalità il matto vincente si può immaginare che tale peculiarità potesse stimolare l'attenzione di un matematico della sua caratura».
Il commentario che accompagna il testo è opera di linguisti, paleografi e maestri scacchisti e affronta le fasi del rinvenimento e della trascrizione del manoscritto, l’attribuzione della paternità a Luca Pacioli e le tecniche scacchistiche illustrate dal grande matematico rinascimentale.
I facsimili da collezione di Aboca Edizioni sono volumi di pregio, realizzati con materiali preziosi e tecniche di stampa d'avanguardia. Per il De ludo scachorum sono state utilizzate carte piegate e tagliate a mano, mentre la cucitura, realizzata a pieno punto su due nervi, è in canapa con filo di cotone. Il volume è inserito in una speciale custodia in legno che esperti artigiani hanno ricavato da un blocco unico di quercia ultracentenaria e immerso in una miscela di incenso, mirra, mastice di chio e alcol biologico, allo scopo di preservarla e di renderla inalterabile nel tempo.
Note
Presentazione di Valentino Mercati.
Contributi di Diego D'Elia, Serenella Ferrari Benedetti, Duilio Contin, Attilio Bartoli Langeli, Enzo Mattesini, Alessandro Sanvito, Adolivio Capece.
Altre informazioni
Dedicato alla marchesa di Mantova Isabella d’Este, il manoscritto, intitolato De Ludo Scachorum o Schifanoia, è menzionato da Pacioli nel suo De Viribus Quantitatis ed in una richiesta di privilegio di stampa avanzata, ma mai accolta, nel 1508 al Senato Veneziano. Da quegli anni l’opera cadde in una sorta di oblio e fu ritrovata da Duilio Contin nel dicembre del 2006 tra i ventiduemila volumi dell'Archivio Coronini Cronberg, come ms. 7955 XV secolo. Il conte Guglielmo Coronini aveva acquistato personalmente il prezioso manoscritto, che risulta in suo possesso almeno dal 1950, anno a cui risale una lettera nella quale egli lo segnalava, per un eventuale vendita, alla ditta newyorkese The Rosenbach Company.
Tiratura limitata a 999 esemplari numerati e certificati.