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Perché l'ambientalismo viene proposto come una tavola biblica di divieti? Case più confortevoli, meno traffico e smog, cibi più sicuri, crescita dell'occupazione: si può vivere meglio senza sacrifici.

Perché l'ambientalismo viene proposto come una tavola biblica di divieti? Case più confortevoli, meno traffico e smog, cibi più sicuri, crescita dell'occupazione: si può vivere meglio senza sacrifici.

Disponibilità: Disponibile
SKU: LIBECODESI
ISBN/EAN: 9788898881567

Siamo sull’orlo della prima estinzione di massa causata da una sola specie, quella che si autodefinisce sapiens.

Abbiamo portato l'inquinamento fino alle cime himalayane. Stiamo lavorando per un clima più favorevole alle zanzare che agli esseri umani. Lanciare l’allarme è giusto: dobbiamo cambiare il modo di produrre e di vivere. Ma perché questo salto deve essere presentato come una rinuncia?

In due secoli il sistema industriale ci ha regalato successi a cui nessuno vuole rinunciare. Per millenni vincere la lotteria della mortalità infantile è stata un'impresa e se si sopravviveva fino ai 40 anni si era già vecchi; oggi in Italia la speranza di vita supera gli 80 anni. Per millenni la fatica fisica è stata un incubo che ha piegato il corpo e avvilito lo spirito; oggi basta schiacciare un bottone per ottenere un docile concentrato di energia.

Dopo secoli di avanzata vittoriosa dobbiamo far squillare la tromba della ritirata, cancellando i vantaggi assieme agli errori? Se l'ambientalismo viene presentato come un lungo elenco di privazioni, di abitudini da cancellare, di azioni da non fare resterà relegato in una nicchia di fan della decrescita. Ma tifare in astratto per la crescita o la decrescita è come sperare che un obeso aumenti il proprio peso o un anoressico lo diminuisca. Possiamo fare pace con l'idea di crescita dandole un senso diverso da quello che le viene generalmente attribuito: una crescita delle opportunità e dei piaceri che rispetta i limiti della fisica.

Un'ecologia del desiderio invece di un'ecologia del dovere. Per evitare il collasso degli ecosistemi, racconta Antonio Cianciullo, giornalista da sempre impegnato sui temi ecologici, serve un progetto largamente condiviso, capace di muovere i grandi numeri, ma da mezzo secolo gli ecologisti vincono nella gara della paura e perdono in quella della speranza. Energia pulita ed efficiente; edifici a zero emissioni e a grande comfort; sistemi di trasporto più veloci, rilassanti, sicuri; grandi aree verdi come templi di rigenerazione fisica e psicologia; cibi che danno piacere senza farcelo pagare caro. Perché questo avvenga, si deve rendere la prospettiva ecologista, con i suoi formidabili contenuti, seduttiva, desiderabile, a portata di mano. Ѐ ora di passare alla seduzione della proposta.

Antonio Cianciullo, giornalista e scrittore, segue da oltre trent’anni i temi ambientali per il quotidiano “la Repubblica”. Tra i suoi libri vanno ricordati: Atti contro natura (Feltrinelli, 1992), Il grande caldo (Ponte alle Grazie, 2004), Soft economy (Rizzoli, 2005, con Ermete Realacci) e Dark economy (Einaudi, 2012, con Enrico Fontana).

Siamo sull’orlo della prima estinzione di massa causata da una sola specie, quella che si autodefinisce sapiens.

Abbiamo portato l'inquinamento fino alle cime himalayane. Stiamo lavorando per un clima più favorevole alle zanzare che agli esseri umani. Lanciare l’allarme è giusto: dobbiamo cambiare il modo di produrre e di vivere. Ma perché questo salto deve essere presentato come una rinuncia?

In due secoli il sistema industriale ci ha regalato successi a cui nessuno vuole rinunciare. Per millenni vincere la lotteria della mortalità infantile è stata un'impresa e se si sopravviveva fino ai 40 anni si era già vecchi; oggi in Italia la speranza di vita supera gli 80 anni. Per millenni la fatica fisica è stata un incubo che ha piegato il corpo e avvilito lo spirito; oggi basta schiacciare un bottone per ottenere un docile concentrato di energia.

Dopo secoli di avanzata vittoriosa dobbiamo far squillare la tromba della ritirata, cancellando i vantaggi assieme agli errori? Se l'ambientalismo viene presentato come un lungo elenco di privazioni, di abitudini da cancellare, di azioni da non fare resterà relegato in una nicchia di fan della decrescita. Ma tifare in astratto per la crescita o la decrescita è come sperare che un obeso aumenti il proprio peso o un anoressico lo diminuisca. Possiamo fare pace con l'idea di crescita dandole un senso diverso da quello che le viene generalmente attribuito: una crescita delle opportunità e dei piaceri che rispetta i limiti della fisica.

Un'ecologia del desiderio invece di un'ecologia del dovere. Per evitare il collasso degli ecosistemi, racconta Antonio Cianciullo, giornalista da sempre impegnato sui temi ecologici, serve un progetto largamente condiviso, capace di muovere i grandi numeri, ma da mezzo secolo gli ecologisti vincono nella gara della paura e perdono in quella della speranza. Energia pulita ed efficiente; edifici a zero emissioni e a grande comfort; sistemi di trasporto più veloci, rilassanti, sicuri; grandi aree verdi come templi di rigenerazione fisica e psicologia; cibi che danno piacere senza farcelo pagare caro. Perché questo avvenga, si deve rendere la prospettiva ecologista, con i suoi formidabili contenuti, seduttiva, desiderabile, a portata di mano. Ѐ ora di passare alla seduzione della proposta.

Antonio Cianciullo, giornalista e scrittore, segue da oltre trent’anni i temi ambientali per il quotidiano “la Repubblica”. Tra i suoi libri vanno ricordati: Atti contro natura (Feltrinelli, 1992), Il grande caldo (Ponte alle Grazie, 2004), Soft economy (Rizzoli, 2005, con Ermete Realacci) e Dark economy (Einaudi, 2012, con Enrico Fontana).

Anno di pubblicazione 2018
Formato cm 14x 21,5
Pag. 208

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Formato cm 14x 21,5
Pag. 208

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