Ogni anno le principali agenzie internazionali che si occupano di ambiente e di salute, insieme alle più importanti riviste scientifiche, mettono in evidenza la strettissima correlazione tra salute e alterazioni ambientali, provocate soprattutto dalle attività umane: cambiamenti climatici, inquinamento (in particolare atmosferico), peggioramento della qualità delle acque, aumento dei rifiuti, pericoli derivanti dalla chimica utilizzata in agricoltura. Il più delle volte non abbiamo né conoscenza né consapevolezza dei rischi che si annidano nell’aria che respiriamo, nell’acqua che beviamo e nel cibo che mangiamo, elementi che potranno avere effetti anche a decenni di distanza dall’esposizione.

Le malattie cronico-degenerative, proprio perché correlate a fattori ambientali, si prestano bene a interventi di natura preventiva. Tuttavia, poiché nella società industrializzata anche la malattia è diventata fonte di profitti, si è arrivati alla cosiddetta medicalizzazione della salute, che riduce la prevenzione e impedisce al cittadino di capire e fronteggiare in modo autonomo il problema.
Ognuno di noi, attraverso buone pratiche quotidiane, può ridurre il rischio di contrarre certe patologie e, nello stesso tempo, può contribuire a migliorare la qualità dell’ambiente in cui vivono altre persone.
Ma le buone pratiche individuali, anche se molto utili e necessarie, non sono sufficienti. I problemi ambientali hanno dimensioni planetarie e richiedono interventi strutturali che non possiamo realizzare da soli: c’è l’esigenza di un vero e proprio cambio di paradigma che deve avvenire a livello politico, realizzando quell’economia circolare di cui molti parlano ma che richiede un’integrazione equilibrata e sostenibile con le produzioni degli ecosistemi naturali.
In natura, tutta l’energia utilizzata è derivata da quella solare e la materia viene completamente riciclata, senza produzione di rifiuti o di inquinanti e senza combustioni, grazie alle relazioni tra i diversi organismi presenti nei vari ecosistemi: questo deve essere il modello economico di riferimento per i sistemi produttivi umani.

Maria Grazia Petronio è medico specialista in Igiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica e in Nefrologia. È il direttore della UOC Igiene Sanità Pubblica dell’Azienda Usl Toscana Centro e professoressa a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell’Università di Pisa. È membro della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS, istituita presso il Ministero dell’Ambiente e del territorio e del Mare. È presidente di ISDE Pisa.

ISDE, Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, è nata nel 1989 dalla volontà di un gruppo di medici consapevoli che, per garantire la salute di tutti, è necessario che i medici stessi, per primi, si occupino della salute dell’ambiente in cui viviamo. ISDE cerca di favorire l’incontro tra scienza, politica ed etica, riservando una particolare attenzione ai problemi dell’insostenibilità di una crescita economica senza regole che antepone i profitti alla salute. Per facilitare questo processo, ha realizzato numerosi documenti che possono aiutare sia i comitati e le associazioni dei cittadini sia i politici a compiere delle scelte corrette verso una nuova economia sostenibile, solidale e circolare. www.isde.it

Anno di pubblicazione: 2020
Formato: cm 15,5 x 22
Pag. 424

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