€14,00

“Nel bosco non esistono confini, diceva mio padre. Lo ripeteva spesso come una formula da mandare a memoria, rivelatrice di una qualche verità che avremmo capito solo molto tempo dopo, una volta diventati adulti.”

“Nel bosco non esistono confini, diceva mio padre. Lo ripeteva spesso come una formula da mandare a memoria, rivelatrice di una qualche verità che avremmo capito solo molto tempo dopo, una volta diventati adulti.”

Disponibilité: Disponible
SKU: LIBBOSCON
ISBN/EAN: 9788855230339

Disponibile anche in versione eBook a €9,99

Available on e-book at 9,99

La narratrice di questa storia è cresciuta in una terra di confine, educata a uno spirito internazionalista dal padre, un pacifista di origini slave che credeva nel libero scambio delle persone, nelle lingue straniere mescolate senza regole e nelle camminate nel bosco. È proprio durante quelle lunghe passeggiate, fatte perlopiù in silenzio o scambiando osservazioni sulle tracce di un cerbiatto o una lepre, che il padre spiega alla figlia che non esistono confini, che il bosco è di tutti, non si divide per nazionalità come una cartina geografica: “hai mai visto una betulla ritrarre i rami per non sconfinare in territorio straniero?”.

Eppure lei, affascinata e al tempo stesso spaventata, si accorge che i boschi di là sono diversi, più scuri, popolati da orsi: di là c’è la nazione con uno degli eserciti più forti al mondo, una terra di uomini sanguinari con il coltello tra i denti e la barba da pastore, come la descrive la gente della sua città di mare, che sembra aver capito poco della grandezza di quel popolo. Nel giorno del suo sedicesimo compleanno, la protagonista – che a differenza del fratello non teme le temperature da neve e dimostra una certa attitudine allo scivolamento tra i pali da slalom – riceve dal padre un biglietto per assistere alle Olimpiadi invernali di Sarajevo.

Il 5 febbraio 1984 partono in macchina per quello che sarà un viaggio rivelatorio, durante il quale si farà largo in lei un sentimento nuovo, un senso di appartenenza strano, un’epifania che culminerà con un fuoripista notturno, a rotta di collo, tra i boschi fitti del Trebević, in compagnia di Luka…

Federica Manzon, nata nel 1981 a Pordenone, vive e lavora tra Torino e Milano. È autrice dei romanzi: Come si dice addio (Mondadori, 2008), Di fama e di sventura (Mondadori, 2011) – con il quale ha vinto il Premio Rapallo Carige per la Letteratura Femminile e il Premio Campiello Selezione Giuria dei Letterati – e La nostalgia degli altri (Feltrinelli, 2017). Ha curato l’antologia I mari di Trieste (Bompiani, 2015). È stata editor della narrativa straniera di Mondadori e attualmente è responsabile della didattica per la Scuola Holden.

 


Scopri di più su Aboca Edizioni

La narratrice di questa storia è cresciuta in una terra di confine, educata a uno spirito internazionalista dal padre, un pacifista di origini slave che credeva nel libero scambio delle persone, nelle lingue straniere mescolate senza regole e nelle camminate nel bosco. È proprio durante quelle lunghe passeggiate, fatte perlopiù in silenzio o scambiando osservazioni sulle tracce di un cerbiatto o una lepre, che il padre spiega alla figlia che non esistono confini, che il bosco è di tutti, non si divide per nazionalità come una cartina geografica: “hai mai visto una betulla ritrarre i rami per non sconfinare in territorio straniero?”.

Eppure lei, affascinata e al tempo stesso spaventata, si accorge che i boschi di là sono diversi, più scuri, popolati da orsi: di là c’è la nazione con uno degli eserciti più forti al mondo, una terra di uomini sanguinari con il coltello tra i denti e la barba da pastore, come la descrive la gente della sua città di mare, che sembra aver capito poco della grandezza di quel popolo. Nel giorno del suo sedicesimo compleanno, la protagonista – che a differenza del fratello non teme le temperature da neve e dimostra una certa attitudine allo scivolamento tra i pali da slalom – riceve dal padre un biglietto per assistere alle Olimpiadi invernali di Sarajevo.

Il 5 febbraio 1984 partono in macchina per quello che sarà un viaggio rivelatorio, durante il quale si farà largo in lei un sentimento nuovo, un senso di appartenenza strano, un’epifania che culminerà con un fuoripista notturno, a rotta di collo, tra i boschi fitti del Trebević, in compagnia di Luka…

Federica Manzon, nata nel 1981 a Pordenone, vive e lavora tra Torino e Milano. È autrice dei romanzi: Come si dice addio (Mondadori, 2008), Di fama e di sventura (Mondadori, 2011) – con il quale ha vinto il Premio Rapallo Carige per la Letteratura Femminile e il Premio Campiello Selezione Giuria dei Letterati – e La nostalgia degli altri (Feltrinelli, 2017). Ha curato l’antologia I mari di Trieste (Bompiani, 2015). È stata editor della narrativa straniera di Mondadori e attualmente è responsabile della didattica per la Scuola Holden.

 


Scopri di più su Aboca Edizioni

Anno di pubblicazione 2020
Formato cm 14 x 19
Pag. 176

Anno di pubblicazione 2020
Formato cm 14 x 19
Pag. 176

Ajouté à votre liste d'envies:
Produit déjà ajouté au panier
Aller au panier