L’antica acropoli di Cuma si erge su una foresta dimenticata: la silva gallinarum, lecceto trimillennario che costeggia le dune affacciate di fronte al mare di Procida e Ischia. Su questa spiaggia approdarono gli Eubei portando l’alfabeto, qui arrivò Enea per consultare la Sibilla Cumana. Se molti conoscono l’acropoli e i suoi scavi, quasi nessuno conosce la Foresta Regionale di Cuma o il vicino Parco della Quarantena che affaccia sul lago Fusaro. Oggi la Foresta è pressoché abbandonata, stretta fra il collettore fognario di Cuma e i quintali di plastica depositati dal mare...
Nell’incantevole varietà floreale mediterranea del bosco vivono le gallinelle, i falchi, le volpi e sembra ad ogni ora di poter incontrare la grande dea che custodisce l’acropoli, la madre del mare e della terra, insieme a fantasmi d’ogni epoca, a storie dimenticate, poeti, cani e pescatori di frodo di telline. Dopo tremila anni è ora in corso l’assedio finale di Cuma, quello dell’inquinamento e dell’abbandono, perché davvero, come recita un verso di Danilo Dolci, “solo di uomini il bosco può morire”, dell’umanità che inquina chimicamente il proprio corpo e il proprio ambiente e che ha perso ogni contatto con lo spirito del mondo, con tutto ciò che è sacro e meraviglioso.
Antonella Cilento (Napoli, 1970) finalista Premio Strega nel 2014 con Lisario o il piacere infinito delle donne (Mondadori), ha pubblicato numerosi romanzi, fra cui Isole senza mare (Guanda, 2009), Morfisa o l’acqua che dorme (Mondadori, 2018). Dirige da trent’anni Lalineascritta Laboratori di Scrittura (www.lalineascritta.it) e coordina il master di scrittura e editoria SEMA. Il suo metodo di insegnamento è raccontato ne La caffettiera di carta (Bompiani, 2021). Scrive per “Donne, chiesa, mondo”, per “Repubblica Napoli” e dirige la rassegna di letteratura internazionale “Strane Coppie”.
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L’antica acropoli di Cuma si erge su una foresta dimenticata: la silva gallinarum, lecceto trimillennario che costeggia le dune affacciate di fronte al mare di Procida e Ischia. Su questa spiaggia approdarono gli Eubei portando l’alfabeto, qui arrivò Enea per consultare la Sibilla Cumana. Se molti conoscono l’acropoli e i suoi scavi, quasi nessuno conosce la Foresta Regionale di Cuma o il vicino Parco della Quarantena che affaccia sul lago Fusaro. Oggi la Foresta è pressoché abbandonata, stretta fra il collettore fognario di Cuma e i quintali di plastica depositati dal mare...
Nell’incantevole varietà floreale mediterranea del bosco vivono le gallinelle, i falchi, le volpi e sembra ad ogni ora di poter incontrare la grande dea che custodisce l’acropoli, la madre del mare e della terra, insieme a fantasmi d’ogni epoca, a storie dimenticate, poeti, cani e pescatori di frodo di telline. Dopo tremila anni è ora in corso l’assedio finale di Cuma, quello dell’inquinamento e dell’abbandono, perché davvero, come recita un verso di Danilo Dolci, “solo di uomini il bosco può morire”, dell’umanità che inquina chimicamente il proprio corpo e il proprio ambiente e che ha perso ogni contatto con lo spirito del mondo, con tutto ciò che è sacro e meraviglioso.
Antonella Cilento (Napoli, 1970) finalista Premio Strega nel 2014 con Lisario o il piacere infinito delle donne (Mondadori), ha pubblicato numerosi romanzi, fra cui Isole senza mare (Guanda, 2009), Morfisa o l’acqua che dorme (Mondadori, 2018). Dirige da trent’anni Lalineascritta Laboratori di Scrittura (www.lalineascritta.it) e coordina il master di scrittura e editoria SEMA. Il suo metodo di insegnamento è raccontato ne La caffettiera di carta (Bompiani, 2021). Scrive per “Donne, chiesa, mondo”, per “Repubblica Napoli” e dirige la rassegna di letteratura internazionale “Strane Coppie”.
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